Michiru Heya

 
da sinistra, Reno e Roger
Michiru Heya (che si potrebbe tradurre con “La stanza occupata”) è un manga yaoi scritto e illustrato da Yonezou Nekota a partire dal 2006, inizialmente serializzato sulla rivista Be x Boy e poi raccolto in due tankobon. In Italia è inedito.

TRAMA: Renold, detto Reno, frequenta un prestigioso collegio maschile e un giorno si ritrova come compagno di dormitorio Roger Brouwer, soprannominato Casanova poichè, fatto ben noto a tutta la scuola, si prostituisce per denaro. Il nuovo arrivato non esita anzi a chiedere a Reno di lasciargli la stanza libera, di quando in quando, per poter “lavorare”. All’inizio lui non è felicissimo della cosa ma poi, conoscendolo meglio, scopre che Roger è un ragazzo gentile ed educato, nonchè terribilmente solo. Reno vorrebbe fare qualcosa per aiutarlo, ma l’altro sembra deciso a voler restare chiuso nel proprio guscio...
 

IL MIO VOTO =
 
(attenzione ai possibili spoiler)
 
Di Yonezou Nekota avevo già parlato un paio di volte nel blog, anche se su di lei personalmente non ho mai detto molto: è un’artista piuttosto giovane (classe 1979) che qualche anno fa è anche stata ospite al Lucca Comics & Games, e lavora solo ed esclusivamente nel campo yaoi. Il suo stile è parecchio esplicito e non disdegna ampie incursioni nel dramma, anche se sono spesso presenti momenti comici per spezzare la tensione narrativa (che secondo me però non sempre riescono nell’intento risultando semmai fuori luogo, come nel caso ad esempio del primo volume di Trattami con dolcezza - ed è anche per questo che non posso annoverarla tra le mie autrici preferite, anche se i disegni in genere mi piacciono); Michiru Heya non sfugge a questa classificazione, anzi è probabilmente la storia più cupa del suo repertorio.

Fin dalla prima volta che l’ho letto ho nutrito qualche perplessità su questo manga, e ancora oggi non saprei dire se mi sia piaciuto proprio fino in fondo, come credo sia evidente anche dal mio voto. Nato come spin-off di un altro manga dell'autrice, Kami sama no ude no kana (che io non ho mai letto, ma so che sono ambientati nello stesso istituto), Michiru Heya è un’opera dalle tinte fosche, che fin dalle prime pagine lascia presagire al lettore che sta per immergersi in un “certo” tipo di storia. Non c’è solo l’occupazione di Roger a lasciarlo intuire, ma tutto il suo background che ci viene mano a mano svelato – e vi avverto, qualora non aveste mai letto il manga, che troverete situazioni molto forti come abusi su minore, perciò andateci cauti se la cosa non rientra nel vostro indice di gradimento. Non che rientri nel mio, eh, come ormai saprete! Va detto però che questo manga non ha niente a che vedere con la tipica storiella shota messa lì giusto per appagare le fantasie di qualche pervertito, e dunque non troverete solo sesso tanto per: l’opera è molto ben strutturata e nel giro di soli tredici capitoli la sensei mette in scena una bella storia di riscatto e di amore.
Al povero Roger è andato praticamente sempre tutto storto nella vita: la madre non lo ama, l’uomo che credeva suo padre in realtà non lo era, e il ragazzo di cui si era innamorato a quanto pare amava invece suo padre. E ora sono morti entrambi. Confinato al collegio dalla madre, che non lo vuole più intorno perchè ormai si è rifatta una vita, le cose non gli vanno certo meglio: non riesce a farsi nemmeno un amico, tutti lo cercano solo per avere da lui favori sessuali. Tutto questo finchè non conosce Reno, il quale gli chiede a bruciapelo se è gay; i due così rompono il ghiaccio e iniziano ad andare abbastanza d’accordo, anche se Reno storce un pò il naso alla richiesta di Roger di lasciargli la stanza libera un paio di volte la settimana, ma comunque ogni volta si ritira in buon ordine senza protestare. E tutto va bene finchè Reno non si accorge di provare per Roger qualcosa di più che una semplice amicizia... un classico, direte voi, eppure l’autrice riesce a non scadere nei soliti clichè e a dare al lento avvicinamento tra i due protagonisti uno spessore davvero inedito.

Perchè allora questo voto bassino, mi chiederete? Il problema per me sta soprattutto nell’angst di cui è infarcito il manga, davvero troppo per i miei gusti, come pure nelle varie scene di abusi. Non è un manga per tutti, Michiru Heya, e dunque ve lo consiglio con le dovute cautele: pur ribadendo che nella storia c’è molto più di questo, sceglietelo solo se di solito certe tematiche non vi turbano più di tanto.

Commenti

  1. La Nekota mi ha sempre incuriosita, ma di lei ho provato solo il volume unico Tsuyogari che ho trovato abbastanza insipido, quasi bruttino. Avevo in wishlist Kamisama no ude no naka però, perchè mi piace questo tipo di ambientazioni. Se dovessi leggere anche questo spin-off, almeno ci arriverò preparata :)

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    1. Tsuyogari è davvero bruttino; questo è molto meglio, come pure Trattami con dolcezza! :)

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    2. Avevo sospettato che si trattasse di un volume "sfortunato", quindi le darò sicuramente una seconda chance :)

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