Stroncature: Houkago no Love Call

TRAMA: Wataru Ueda è un timido professore di
liceo che segue in particolare Musashi Ippongi, uno studente assai
problematico; viene così in contatto con Kazushi, il suo affascinante padre. Questi
appartiene alla Yakuza e ben presto inizia a fare avances al professore; Ueda però,
schivo com’è, teme di non essere all’altezza di un uomo tanto attraente e
sicuro di sè...
IL MIO VOTO = ★
Continua la rubrica delle Stroncature, pensata
al fine di evitare ad altri poveri e incauti lettori di incappare in schifezze
colossali senza volerlo (e anche perchè ho notato che la apprezzate, mi fa
piacere ^^); vi presento dunque un altro suo degno rappresentante, Houkago no
Love Call! Da qui in poi, occhio che ci saranno spoiler come se piovesse.

Già
la presentazione del personaggio di Ueda fa cascare le braccia dallo sconforto
per quanto è stereotipato: timido, introverso, facile tanto al rossore quanto
alle lacrime, in gioventù ha subìto una traumaticissima (lol) delusione d’amore
e per questo ha messo una bella pietra sopra qualsiasi altra possibilità d’innamorarsi,
da quell’uomo deciso e intelligente (ri-lol) che è; ciliegina sulla torta, ha
paura anche della sua stessa ombra. Passato il primo momento di sconforto,
comunque, diciamo che si può proseguire con la lettura.
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Suvvia, che sarà mai un dolorino 'passeggero' quando si tratta di 'vero amore'?? |
E così,
dopo un casto bacio (e molte lacrime da parte di Ueda) i due tornano ad essere
felici e contenti...
...Aspettate
però, non è mica finita qui! Menzionavo nella trama anche Musashi, il figlio di
Kazushi. Questi è un pessimo soggetto che salta sempre le lezioni e non ha
voglia di studiare, insomma è sulla buona strada per diventare un delinquente
come suo padre; un altro esempio di questo è che è prepotente e prevaricatore
come lui, e infatti un bel giorno decide di provarci con... indovinate un pò
chi? Ma col professor Ueda, naturalmente! In un’altra occasione, poi, i personaggi
si ritrovano addirittura a un passo dal fare una cosa a tre; viene pure implicato
che la cosa a Ippongi padre non sarebbe dispiaciuta affatto (e nemmeno alla
stessa autrice, che ammette nella prefazione di aver pensato di introdurre uno
sviluppo simile, ma la storia alla fine è andata da tutt’altra parte). Ci
mancava un pò di incesto, no?
Vi basta
o devo continuare? Sì? Parliamo delle os che completano il volume, allora – o meglio
di una in particolare, Sweet Sweet Honey and Punishment. Si tratta di una
storiella senza capo nè coda, chiaramente ficcata dentro a forza per riempire
quelle ultime paginette restanti del manga, che verso la fine assume
tratti imprevisti e inquietanti: non in senso positivo, però.
Un bulletto molto
antipatico si fa una specie di schiavetto che lo segue dappertutto e fa
qualunque cosa lui gli chieda (compresa roba pericolosissima che per poco non
gli costa la vita); la cosa va avanti per anni finchè il bulletto, diventato
adolescente, decide che non ne può più del suo schiavo e inizia quindi a
ignorarlo. Non ha fatto i conti però con il piccolo particolare che l’altro
ragazzo è un pazzo furioso (nel vero senso della parola): dopo averlo
minacciato di strangolarlo se davvero lo abbandonasse, gli fa un bel pompino e
torna felice e contento, mentre l’altro rimane impalato a rabbrividire - giustamente - di
terrore. Fine.
Sì, avete capito bene: la storia finisce così. Non sappiamo cosa
ne è di questa improbabile coppia dopo di allora ma francamente, non so a voi, non
potrebbe fregarmene di meno.
Io non
capisco davvero come sia possibile pubblicare storie simili e lasciare che
veicolino messaggi del genere a chissà quanta gente. Trovo inquietante il fatto
che in Giappone un certo tipo di relazioni non venga visto come un problema, ma
come se fosse perfettamente normale – e non è per dare addosso al Giappone,
adesso non mi saltate tutti alla gola: io giudico quello che vedo, che leggo e
che, per quanto solo in parte, conosco, e finora ho letto storie del genere
provenienti solamente da quel Paese. Sicuramente ha il suo peso il fatto che si
tratti di una cultura molto chiusa, in cui si fa di tutto per arrecare al
prossimo meno disturbo possibile, e immagino sia per questo che le statistiche sugli
abusi, sessuali e non, siano genericamente più basse in Giappone rispetto ad
altri Paesi: perchè semplicemente le vittime scelgono di non sporgere denuncia,
timorose anche della vergogna che getterebbero sulla famiglia. E c’è da dire che
non solo in Giappone le cose vanno così, purtroppo.
Vabbè.
Per tornare al manga... è da evitare come la peste, chiaro!
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